L’alimentazione ha una valenza particolare, soprattutto nel mondo di oggi. Esso può sfamare, ma anche avvelenare. Quando si parla di disturbi dell’alimentazione si pensa d’istinto all’anoressia e alla bulimia, temi per altro da sempre al centro dell’attenzione mediatica. Accanto a queste due grandi categorie si è definito e ahimè diffuso negli ultimi un altro disturbo alimentare chiamato disturbo da alimentazione incontrollata, o binge eating disorder.
Il bing eating disorder
Quest’ultimo è caratterizzato da abbuffate analoghe a quelle della bulimia, ma che non vengono seguite da pratiche di eliminazione o compensazione. Le abbuffate non sono poi così frequenti come nella bulimia e possono presentarsi anche a distanza di giorni. Questo è il motivo per cui chi ne soffre non è sempre obeso.
Nel binge eating disorder, secondo i criteri del DSM IV TR, le abbuffate sono ripetute almeno due volte alla settimana per almeno sei mesi, caratterizzate dall’ingestione compulsiva di grandi quantità di cibo in tempi relativamente brevi. Ciò avviene a prescindere da una reale sensazione di fame, con un senso di mancanza di controllo sull’atto di mangiare durante l’episodio.
Durante queste abbuffate l’atto del mangiare dovrebbe a vere almeno tre dei seguenti criteri: è più rapido del normale, avviene anche in assenza di fame, porta ad una sensazione dolorosa di troppo pieno, avviene in solitudine. È seguito da un forte senso di disgusto di sé, depressione o intensa colpa.
Il tratto distintivo di chi ne soffre è quindi il forte disagio psichico, che spesso ha i tratti di una vera depressione, unito al senso di frustrazione e alla riduzione dell’autostima.
Disturbi correlati
Come se non bastasse, questo disturbo porta con sé tutta una serie di problemi organici, quali diabete, problemi muscoloscheletrici, alterazioni ormonali, disfunzioni sessuali, difficoltà cardio-respiratorie, nonché aumento del rischio metabolico. Il disturbo da binge-eating e quindi difficile da affrontare, sia dal punto di vista psicologico sia per la complessità delle implicazioni organiche.
Ricovero o trattamento psicologico
È per questo che spesso si propone il ricovero per assicurare al paziente un approccio multidisciplinare in cui medici internisti si possano coordinare con psichiatri e psicologi al fine di garantire al paziente buone probabilità di recupero. Il trattamento psicologico di elezione sembra essere quello cognitivo comportamentale alfine di correggere appunto i modelli mentali e comportamentali che caratterizzano questo disturbo.
Il percorso è sempre quello di aiutare la persona ad ascoltarsi e a capire il senso di quel voto che sente il bisogno di riempire. Solo ascoltandosi in profondità la persona potrà imparare a riconoscere quali sono gli stimoli esterni o interni (per esempio qualcosa che si dice di se stessa) che precedono e scatenano le abbuffate, per poi insegnargli a gestirli in modo diverso.
Letizia Cingolani
(Articolo pubblicato in Rivista dell’ANAP)